Locomotive ad ACCUMULATORI di G. Cornolò e N. Molino
La trazione con accumulatori…
Su veicoli ferroviari e tranviari ha occupato ed occupa ancor più oggi solo una modesta “nicchia” nel settore più ampio della trazione elettrica in generale. Ciò nondimeno, essendo stato per quasi tutti i paesi il primo sistema a venire adottato per sperimentare una soluzione complementare, se non proprio alternativa, alla macchina a vapore, ha destato l’interesse dei due coautori, che hanno ritenuto fosse tempo di dedicare anche a questa forma “economica” o “minore” di trazione elettrica un poco di attenzione. Se la sua applicazione sulle ferrovie italiane è stata davvero modesta, comune del resto a quanto effettuato in altri paesi, se solo se ne eccettuano un paio, la sua applicazione su una parte delle tramvie extraurbane italiane non è stata del tutto marginale. Iniziata verso la fine degli anni ’20 del secolo scorso la sua applicazione nel trasporto pubblico viaggiatori, la sua parabola si è chiusa nell’arco di un trentennio, da momento che data dal 1958 la soppressione dell’ultima tramvia italiana che ancora si avvaleva di veicoli elettrici alimentati da batterie di accumulatori. Viceversa, nel trasporto merci, nelle manovre sui raccordi industriali o all’interno delle aziende, i veicoli ad accumulatori sono stati apprezzati assai prima, dal momento che se ne trovano tracce già nei primi anni del secolo appena trascorso, e alcuni di essi, forse celati in qualche raccordo poco accessibile al pubblico, sono probabilmente ancora in funzione. Il fatto che qualcuno di questi originali anche se non particolarmente attraenti veicoli, sia stato preservato e restaurato a cura di vari enti o dall’industria che li aveva in dotazione, dimostra che anch’essi, pur se di importanza marginale nello sviluppo del trasporto elettrificato su rotaia, hanno meritato quell’attenzione che solamente gli storici sanno dedicare alle cose apparentemente più insignificanti, ma che ad una pur piccola “nicchia”, nella storia, hanno diritto.