Roma 19 luglio 2012 – Il trasporto pubblico locale ha l’acqua alla gola e a farne le spese per primi sono i cittadini, che in questo lungo periodo di crisi si sono sempre più affidati al trasporto collettivo per i percorsi casa-lavoro, abbandonando i mezzi privati. Sono infatti ben 15 milioni gli italiani che ogni giorno utilizzano i mezzi pubblici per i loro spostamenti.
I dati sono più che eloquenti: nell’ultimo triennio -2010/2012 – il settore ha avuto una perdita secca di oltre un miliardo e mezzo di euro per i tagli alle risorse effettuati dalle Regioni. Da qui la necessità, inderogabile per le aziende di trasporto, sia dell’aumento delle tariffe (che in tre anni è stata del 15%, quindi neppure sufficiente a compensare i mancati introiti pubblici), sia della riduzione del servizio, che ha toccato quasi il 9%: elementi che hanno colpito direttamente l’utenza con i ticket più cari e il taglio alle corse dei bus.
Una situazione non più sostenibile per ASSTRA e ANAV, le due associazioni degli imprenditori pubblici e privati che svolgono servizi di Tpl, e che denunciano anche i pesanti riflessi occupazioni causati dalla riduzione delle risorse su una categoria – quella degli autoferrotranvieri – priva di ammortizzatori sociali. Una situazione che coinvolge circa 8.500 autoferrotranvieri, pari al 7% della forza lavoro del settore.
E’ dal 2007 ormai che ci sono oggettive difficoltà nel rinnovo contrattuale: l’aggravio dei costi che ne deriverebbe è infatti oggi insostenibile per le aziende del settore, rischierebbe di provocare gravi ripercussioni con ulteriori riduzioni del servizio, interventi di riduzione del personale, nuove difficoltà per l’utenza.
A ciò si aggiunge che molte aziende soffrono anche di crisi di liquidità per i ritardi nei pagamenti da parte degli Enti locali e delle Regioni, vincolati dal Patto di stabilità, e rischiano il default: lasciando in questo caso letteralmente “a piedi” migliaia e migliaia di cittadini.
In passato anche per le aziende di servizio pubblico si è proceduto a congelare gli effetti economici della contrattazione collettiva in occasione del blocco della contrattazione nazionale disposto per l’impiego pubblico (governo Amato, anno 1992)
“Tutto indica che il settore si sta avvicinando al punto di rottura, avverte Marcello Panettoni, il presidente di ASSTRA, basta un niente e la corda si spezza. In equilibrio su quella corda ci sono 15 milioni di persone che ogni giorno prendono i mezzi pubblici - un numero in crescita continua a causa della crisi – 1.170 imprese, 116.500 lavoratori. Nel bailamme di questi giorni, conseguente all’apertura del confronto istituzionale tra il governo e le autonomie territoriali sul provvedimento della spending review, è difficile capire se un’altra scure sta per abbattersi sul TPL, un po’ alla cieca ed a macchia di leopardo a seconda delle regioni come è già successo tra il 2011 e 2012”. Secondo la stima di Panettoni: “In base all’esperienza di questi anni di crisi, prosegue Panettoni, ipotizziamo che le riduzioni di risorse alle Autonomie territoriali derivanti dalla spending review nel prossimo futuro potrebbero tradursi per noi in un’altra sforbiciata tra il 3% e l’8%. Una mazzata che si sommerebbe al dimagrimento da oltre 1,4 miliardi di euro, tolti al TPL da quando sono iniziate le manovre sui conti pubblici. Tutto questo con una categoria, quella degli autoferrotranvieri in forte agitazione a causa di un rinnovo contrattuale che resta appeso dal 2009 e che con questi chiari di luna è impossibile anche solo lontanamente pensare che si possa concludere con un aumento dei costi non compatibile con il quadro finanziario richiamato e lo stato generale delle aziende “
Le previsioni dietro l’angolo per il TPL fanno tremare i polsi. Secondo le nostre stime, la scure dei tagli (tra il 3 e l’8%) che pende sul servizio di TPL nel futuro immediato avrebbe delle conseguenze insostenibili. Per valutare l’impatto dei tagli temuti, partiamo da quello che accadrebbe con un taglio dell’1% come unità di misura, sarà facile calcolare l’impatto per ogni punto percentuale maggiore.
Un taglio dell’1% alle risorse regionali per il TPL, quindi, si tradurrebbe in una riduzione nel 2013 di 44 milioni di Euro. Ulteriore riduzione delle percorrenze chilometriche pari a 16 milioni di km , che si aggiungono agli 80 già tagliati nel 2011(effettivo) e ai 100 del 2012 (stima); perdita di utenza di 24 milioni di passeggeri, in un contesto in cui il trasporto pubblico nel 2011 era riuscito a guadagnare quote di mercato fino a uno share modale del 13,5% (Urbano) e 14,8% (Extraurbano) ( Le migliori performance negli ultimi 8 anni!!!);
Difficoltà nell’azionare la leva tariffaria già utilizzata nel 2011 e 2012; rischio reale di perdita di utenza e dunque di ricavi; le misure di riorganizzazione e di razionalizzazione del lavoro non consentirebbero più di limitare la riduzione dei livelli occupazionali. Vi sarebbe una riduzione del personale di oltre 800 unità per ogni punto percentuale in meno alle risorse.
Visto l’aggravarsi della situazione nazionale, è doveroso fare la peggiore delle ipotesi e cioè che l’intero taglio delle risorse alle regioni con la spending review (pari a 700 milioni di euro nel 2012 e 1 miliardo di euro a decorrere dal 2013) si scarichi sul trasporto pubblico locale. In questo caso si avranno 11 mila esuberi nel 2012 e ben 16 mila nel 2013. Tutto questo con una diminuzione di offerta di trasporto pubblico ai cittadini di 240 milioni di KM tagliati nel 2012 , che salgono a 340 milioni nel 2013. Questo significa lasciare a piedi ogni giorno un milione di passeggeri nel 2012, e 1,4 milioni al giorno nel 2013 giorno.
“E’ urgente e non più rinviabile un intervento del Governo – avverte Nicola Biscotti, presidente ANAV -. Servono interventi di emergenza che rispondano a una situazione di vera emergenza. Per noi è improrogabile che siano svincolati i pagamenti dovuti alle aziende dagli Enti locali, come pure bisogna proporre interventi immediati , come il blocco della spesa, così come avvenuto in altri settori. Ma non è nemmeno eludibile un intervento di razionalizzazione della spesa in questo settore. In questa situazione sono scontenti i cittadini, i lavoratori e le imprese: serve una seria politica industriale per il trasporto, che ora non c’è”. Fonte ASSTRA/ANAV